La Famiglia Simi
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Il Re di Sassonia a Levigliani
La famiglia Simi era benestante: proprietaria di cave di marmo possedeva diversi immobili e terreni in varie località versiliesi. Gli affari andavano bene e i Simi ricoprivano incarichi pubblici e ruoli importanti: Angelo, nato nel 1793, fu ad esempio sindaco del Comune di Stazzema. Nel 1870 appoggiò inoltre il progetto di costruzione della strada rotabile Ruosina-Arni necessaria per agevolare gli spostamenti della popolazione dei paesi montani e per trasportare i marmi a valle. Il figlio Emilio (nato nel 1820) studiò botanica a Pisa, fu consigliere comunale a Pietrasanta e uno dei primi soci della sezione fiorentina del CAI. Nel 1844 partecipò alla prima ascensione della Pania della Croce e a lui si devono le più antiche esplorazioni nell’Antro del Corchia. Per l’Esposizione di Firenze del 1861 espose prodotti mineralogici e geologici della Versilia, mentre il padre esempi di marmo statuario di prima qualità proveniente dalle sue cave. Angelo ricevette il titolo di Cavaliere del lavoro e nel 1862 una medaglia d’onore per la qualità del suo marmo. Il 30 luglio del 1853 il Re Federico Augusto di Sassonia fu loro ospite e una targa posta all’interno dell’edifico Palazzo Simi, successivamente diventato l’albero IL FARO, ricorda l’evento.
Filadelfio Simi
Vidi per la prima volta un quadro del Simi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma: “Un riflesso” (1887) accoglie il visitatore nella prima sala e fa parte del progetto “Le vie dell’arte attraverso le emozioni”, percorso dedicato ai non vedenti e non udenti. Sapevo che il quadro aveva decretato il successo dell’artista a Venezia nel 1887 e mi piaceva l’idea che per imitare le tre Grazie del Botticelli Simi avesse ritratto giovani donne dello stazzemese. E’ proprio lui a parlarne in una lettera alla figlia Nera del 1919: “Domani salirò a Stazzema per vedere se trovo qualche bel tipo di ragazza”.
Filadelfo nacque a Levigliani e, dopo aver frequentato la
Scuola di Belle Arti di Seravezza e l’Accademia di Firenze, studiò a Parigi nell’atelier del celebre pittore Jean Louis Gérome.
Dopo viaggi in Spagna, Svizzera e un periodo in Umbria visse tra Firenze, dove aprì una Scuola internazionale, e Stazzema. Acquistò infatti, sotto il Procinto, una casa di campagna: La Villanella. Vicino di casa era Vittorio Giorgini, il quale gli affidò la produzione artistica della sua ditta di marmo. Grazie a questa collaborazione Filadelfo ottenne la commissione di unMonumento a Garibaldi e Anita a Porto Alegre, in Brasile.
Emilio Simi
I primi saggi di cava risalgono alla metà del 1700. Si ha notizia di una piccola cava di breccia medicea sotto la vetta ovest del monte Corchia che veniva lavorata dal Sig Michele Silicani di Pruno. Il materiale della chiesa di Pruno sembra fatto proprio di quel materiale.
Successivamente alle brecce si iniziò a pensare a una coltivazione di marmi bianchi ordinari e statuari.
Fu Emilio Simi, naturalista di spicco come dimostrano le sue opere: Flora Alpium Versiliensium, il Saggio Corografico sulla ricchezza minerale della Versilia e il Prodromo della Fauna della Versilia, il primo imprenditore del corchia a livello industriale, nel 1841, a intraprendere i primi tentativi di estrazione del Marmo ancor prima dell’impresa di suo padre Angiolo, nel versante sud del Monte Corchia.